Catania-Lecce: il peso del numero 9

Alessandro Ambrosi con la maglia numero 9, nel derby di Messina del 2001

Alessandro Ambrosi con la maglia numero 9, nel derby di Messina del 2001 

La vera differenza tra i salentini e gli etnei sta in attacco...

PRINICIPIO FANTACALCISTICO
Per tutti gli appassionati del Fantacalcio, oltre alle rigide indicazioni dettate dal regolamento e al budget a disposizione che varia in base alle scelte dei partecipanti, ci sono anche delle regole non scritte che vengono seguite alla lettera. In genere, nella fase di costruzione della fantasquadra i ruoli cardine sono: un buon portiere (preferibilmente appartenente ad una formazione di alta classifica avente una difesa impenetrabile); dei difensori ‘presunti’ titolari ma non troppo costosi; dei centrocampisti dalle spiccate propensioni offensive e, dulcis in fundo, degli attaccanti da 20-25 gol a stagione. Insomma, si parte dalle prime punte, dai bomber che, prima della ‘rivoluzione numerica’ e delle maglie personalizzate della seconda metà avvenuta nell’estate 1995, indossavano esclusivamente la casacca numero 9. Se nell’attuale Serie A i bomber più gettonati dai vari fantallenatori, ovvero gli Higuain, i Bacca, i Dzeko, gli Icardi ed i Milik (fin quando il polacco non si è gravemente infortunato), sono distribuiti equamente nelle varie squadre di testa, rispettivamente alla Juventus, Milan, Roma, Inter e Napoli, nel Girone C di Lega Pro c’è una squadra che ha voluto ‘esagerare’. Stiamo parlando della capolista Lecce, prossimo avversario degli etnei nella gara di domenica 23 ottobre al “Massimino”, che di bomber ne ha addirittura due

QUINDICI RETI IN DUE
Impelagati ormai da cinque stagioni in terza serie, dopo la retrocessione d’ufficio per illecito sportivo (storia che in grandi linee ricorda quella etnea) in casa salentina hanno deciso di andare sul sicuro: al napoletano Sasà Caturano, prelevato lo scorso gennaio dall’Ascoli, i dirigenti giallorossi hanno affiancato questa estate il crotonese Giuseppe Torromino, che pur non essendo una prima punta vera e propria (nasce come esterno offensivo) possiede una notevole confidenza con il gol. Un tandem d’attacco di peso che, sulla carta, doveva assicurare una valanga di reti. Dopo nove giornate i pronostici della vigilia sono stati ampiamente rispettati. I risultati, infatti, parlano chiaramente: 8 reti per Caturano, 7 reti per Torromino (tre delle quali rifilate alla Virtus Francavilla domenica scorsa) e vetta della classifica dei marcatori del girone meridionale monopolizzata dalle punte salentine. Quindici in gol in due che hanno proiettato il Lecce in vetta a tutte le classifiche: 23 punti sui 27 a disposizione (7 vittorie, 2 pareggi e nessuna sconfitta), 20 gol fatti (miglior attacco del girone) e 5 reti subite (miglior retroguardia del girone).

AMBROSI, IL ‘9’ CHE MANCA
Ai grandi numeri del Lupo del Salento si contrappongono quelli tutt’altro che soddisfacenti dell’Elefante dell’Etna: al di là dell’ultimo posto in coabitazione col Melfi, condizionato dal -7 (senza la penalizzazione i rossazzurri dividerebbero la settima posizione con la Casertana a quota 12), del buon rendimento della difesa (seconda retroguardia meno perforate insieme a quelle di Cosenza e Monopoli con 6 reti), il dato che stride maggiormente è rappresentato dalle reti realizzate: 9 in altrettante gare. È inutile girarci attorno: oltre alla convinzione nei propri mezzi, tradotto mentalità vincente, al Catania di Pino Rigoli mancano i gol di una vera prima punta. Un bomber di razza, un cecchino infallibile, un cannibale dell’area di rigore, uno che quando serve riesca a buttare la palla in rete in qualsiasi modo. L’Alessandro Ambrosi della situazione, insomma. Lui, il Re Leone di Fiuggi, con la maglia rossazzurra di reti ne fece 12 in 20 incontri dal gennaio al giugno 2001, in tutti i modi: di piede, di testa, di schiena (la rete a L’Aquila), di opportunismo e su rigore che spesso si procurava con ‘innato mestiere’.

IN ATTESA DI GENNAIO
Nell’attuale organico del Catania, è inutile nasconderlo, manca proprio un attaccante provvisto di questo identikit: Michele Paolucci, sicuramente un buon attaccante di categoria superiore, non è un rapace dell’area di rigore; discorso simile per il brasiliano Caetano Calil (12 reti in 39 partite di rossazzurro) che una vera prima punta non è; Maks Barisic, in rete contro il Melfi, è un attaccante di prospettiva, ma in questa serie serve un bomber smaliziato; Valerio Anastasi, infine, una vera chance non l’ha ancora avuta. Nelle cinque gare in trasferta finora disputate (Andria, Reggio Calabria, Matera, Taranto e Melfi), nelle quali il Catania ha realizzato appena due reti (con Piscitella e Barisic), si è avvertito ancor di più l’assenza del peso del numero 9, di quel calciatore in grado di tenere in apprensione l’intera difesa avversaria e di far male alla prima occasione. Un tipo alla Pozzebon, visto qualche settimana fa al “Massimino” con la maglia del Messina…