Biscempio!

Capitan Biagianti, uno degli ultimi a mollare a Bisceglie...

Capitan Biagianti, uno degli ultimi a mollare a Bisceglie... 

Max Licari sul disastro di Bisceglie. Debacle simil-Monopoli. Tempo di decisioni e cambiamenti.

Disastro “storico”
Un’altra Monopoli. Si potrebbe obiettare come il passivo della debacle conseguita dai rossazzurri al “Veneziani” fosse nettamente più ampio rispetto all’1-0 subito a Bisceglie; tuttavia, il significato profondo dello scempio visto in campo rimane identico, in quanto quella di Scienza poteva essere considerata una squadra, una discreta squadra di categoria, mentre quella neroazzurrostellata attualmente si configura come una raccogliticcia e striminzita banda di modestissimi giocatori, quart’ultima in classifica e proveniente da quattro sconfitte nelle ultime cinque gare (e sole 8 reti totali siglate prima del match con il Catania), abbandonata dal proprio allenatore (Ginestra) un giorno prima della partita contro gli etnei, con il preparatore dei portieri in panchina e una piazza che fin dal precampionato è in rotta con il presidente, protagonista di un audace tentativo di “traslazione” del titolo a Bari (pochissimi i tifosi presenti al “Ventura”, tanto che si sono sentiti certamente di più gli eroici settanta/ottanta sostenitori catanesi). Insomma, il massimo del minimo. Un disastro che entrerà negli annali della storia rossazzurra e di cui si sono resi protagonisti alcuni dei reduci di Monopoli, “supportati” dal manipolo di nuovi giocatori che stanno conducendo un campionato fin qui assai al di sotto delle aspettative. Il problema di fondo, che pare non abbiano compreso né tecnico né calciatori, è che non possiamo permettercelo. Non più. Tolleranza zero. Dover quasi abbandonare le velleità di ritorno diretto in B dopo 13 partite è troppo. Perché di questo si sta parlando. La Juve Stabia si trova a 11 lunghezze (seppur con una gara in più) e il Catania è stato scavalcato anche dal Catanzaro, partito maluccio in campionato. Ma ciò che fa maggiormente preoccupare è il livello delle prestazioni: subissati atleticamente da tutti, anche da squadre che possono fare solo una cosa (correre), come Paganese o Bisceglie, sostanzialmente le meno attrezzate della categoria. E anche il livello della resa tecnica, ciò che ipoteticamente dovrebbe essere il punto di forza del Catania, è assai al di sotto degli standard attesi. La verità ha due facce: 1. questa squadra è stata ampiamente sopravvalutata alla vigilia (e il sottoscritto è più che colpevole in tal senso); 2. in aggiunta, questa squadra non corre (eufemismo: si è proprio fermi). E non corre non solo per eventuali difetti di preparazione atletica, che al momento (per onestà intellettuale) non saprei tecnicamente individuare non essendo un esperto del settore, ma anche perché strutturalmente composta da un numero di giocatori in avanti con gli anni e “compassati” troppo elevato per poter primeggiare in Serie C. È mai possibile che tutti noi non abbiamo ancora compreso come in questa categoria prima bisogni correre e poi giocare a pallone? È evidente, dunque, che ci siano difetti strutturali (di costruzione) che andranno assolutamente corretti a gennaio, se si vorranno avere ancora chance di promozione. Così, le garanzie appaiono scarse, poco ma sicuro. Del resto, tre sconfitte in tredici match sono un’enormità, anche non tenendo in considerazione il ruolino di marcia “monstre” della Juve Stabia (che avrebbe dovuto essere l’andamento della “corazzata Catania”…), così come i 12 gol subiti (rispetto ai 7 delle “vespette” e agli 8 dei calabresi di mister Auteri). Ciò che non dovrà, pertanto, riproporsi, è quanto accaduto nel dopo Monopoli. Ripetere quegli errori sarebbe autolesionismo, masochismo allo stato puro. Un’analisi a 360 gradi va fatta subito e i rimedi proposti in modo rapido, senza prendere tempo. Senza perdere tempo. Ripropongo, per completezza, un piccolo stralcio di quanto scritto nell’editoriale postgara di Castellammare di Stabia: “… prendere con leggerezza i tanti segnali che provengono dalle deludenti prestazioni di questo inizio di campionato sarebbe autocondannarsi all’ennesimo campionato di potenti illusioni e altrettanto cocenti delusioni. E non possiamo permettercelo”.

Sottil, scelte infelici
Io sono uno di coloro convinti che la buona prestazione di Reggio Emilia non faccia testo. Si è giocato contro un "Sassuolo B" privo di stimoli e quasi addormentato in campo che, in ogni caso, ha finito per vincere la partita, pur proponendo una prestazione orrenda. Ma anche qualora avessi torto e quella prestazione, invece, fosse stata probante, ci ha pensato lo stesso Sottil a sgombrare il campo dagli equivoci: lui non ci ha creduto. Non si spiega altrimenti la formazione schierata dal primo minuto, con in campo tutti coloro che (non per cattiva volontà, sia chiaro, ma proprio perché non ce la fanno) mostrano enorme fatica a correre. Fuori Calapai, fuori Baraye, fuori Manneh, fuori Bucolo, fuori Angiulli, fuori l’autore del gol di Reggio Emilia, Brodic. Dentro Ciancio, Scaglia, Biagianti, Lodi, Vassallo (nel suo caso, una rondine non fa primavera...) e, ancora una volta, l’ennesima volta, quell’enorme equivoco tattico dal nome Barisic, un giocatore strutturalmente cresciuto come prima punta (e solo prima punta) riproposto per il quarto anno consecutivo come esterno d’attacco, ruolo per svolgere il quale cui non possiede le caratteristiche di rapidità e tecnica necessarie per produrre la superiorità numerica (in serie C…). È un giocatore potente, forte di testa, che potrebbe giocare centrale o, al limite, in affiancamento a Marotta o Curiale in un 4-3-1-2, un 4-4-2, financo un 3-5-2. Ne è venuto fuori un pastrocchio autentico che ha favorito il gioco utilitaristico dei padroni di casa, abili a correre a perdifiato e coprire tutti gli spazi, con i rossazzurri in evidente difficoltà dinamica, lenti, compassati, spuntati. Disastrosi, in definitiva. Al di là del gol preso per caso al 26’ (il Bisceglie non avrebbe potuto segnare in nessun altro modo) in virtù di un clamoroso errore in disimpegno di Pisseri (non il primo, non il primo purtroppo in questo torneo), il Catania ha dimostrato di non avere le carte in regola per poter mettere in difficoltà la scompaginata difesa locale, producendo pochissimo (una sola parata degna di nota da parte di Crispino). E ciò è sconsolante. Da tre in pagella tutti, nessuno escluso, anche i subentrati di una ripresa in cui Sottil ha cercato di cambiare tutto per non riuscire a mutare nulla, finendo addirittura con un 4-2-4 inutile e dannoso in cui Curiale e Marotta si pestavano i piedi e l’unico giocatore di gamba a disposizione, Manneh, era reso inoffensivo dall’ingolfato imbottigliamento prodotto dalla stessa disposizione tattica. Unica cosa certa: così non va. Non va assolutamente.

Bisogna cambiare
Solo una cosa ci aspettiamo dalla gara infrasettimanale del ”Massimino” in cui i rossazzurri saranno contrapposti alla Virtus Francavilla: tanti cambiamenti, coraggio e furore agonistico. In campo non i nomi ma chi corre, non guardare in faccia nessuno e cominciare a pedalare con lena per riconquistare (un minimo) la fiducia di una tifoseria da anni umiliata e calpestata da prestazioni come quelle di Monopoli o Bisceglie. In silenzio, soprattutto. Let’s go, Liotru, let’s go!!!