Bisceglie...re i giovani!

Una vittoria miracolosa...

Una vittoria miracolosa... 

Max Licari sul sofferto successo contro il Bisceglie. Prestazione pessima, bene solo Novellino e i giovani.

Spogliatoio esplosivo
Se qualcuno dovesse pensare che questa pessima (e utilizziamo un eufemismo) prestazione, pur condita da una miracolosa vittoria finale, possa costituire l’inizio di una “nuova fase” nel campionato del Catania, soprattutto in proiezione playoff, ebbene… una seduta dallo psicologo sarebbe l’unica cura consigliabile alla sua malattia. Quello che si è visto in campo per 80’ nella gara contro il Bisceglie è un film horror della peggior specie, fatto di completa confusione in fase tattica, insipienza sotto il profilo tecnico e assoluta inconsistenza a livello atletico. Al cospetto di un avversario modestissimo che non segnava da marzo, i rossazzurri sono naufragati in mediana, concedendo ripartenze sanguinose, occasioni clamorose (fra cui un palo) e una rete, quella di Longo al 32’, con un tiro dai venti metri su incredibile errore in fase di disimpegno dell’inesistente Rizzo, la cui prestazione fa il paio con quella di Angiulli nel recupero contro la Viterbese. Francamente, dalla pur lodevole “rivoluzione novelliniana”, nelle intenzioni doverosa e improcrastinabile, ci aspettavamo qualcosa in più, lo desideravamo quasi con tutte le nostre forze. Purtroppo, il risultato si può riassumere in un solo vocabolo: disastro. Difesa lenta, centrocampo affidato ai soli Lodi e Rizzo praticamente in balia degli avversari, trequarti offensiva confusionaria, poco incisiva e, in special modo, incapace atleticamente di supportare la mediana. Parliamoci chiaro, pensare che con Marchese, Lodi, Rizzo, Llama e Sarno contemporaneamente in campo la squadra potesse fornire garanzie a livello di corsa si avvicina all’utopia. In più, un centravanti, Brodic, incapace di far reparto, di riempire l’area di rigore avversaria. Insomma, un autentico pastrocchio. Ed è il terzo, dopo Reggina e Viterbese. Sostanzialmente, Novellino non sa veramente che pesci prendere e come rivoltare una squadra senza capo né coda. Si è vinto per due motivi: i cambi della disperazione dell’ultimo quarto di gara, l’ingresso di ragazzi vogliosi di correre e soffrire, con il passaggio a una sorta di 4-2-4 che, complice il calo (e la modestia tecnica) degli uomini di Vanoli, per la prima volta in stagione ha funzionato; il sussulto d’orgoglio in extremis (il raddoppio di Esposito nel recupero) di una squadra che si è resa conto di non poter annegare definitivamente nel ridicolo. Ma le premesse rimangono negativissime. Ancora, e siamo al termine della “regular season”, questa squadra non ha una propria fisionomia accettabile, nemmeno “minima”. Il contemporaneo “harahiri” interno del Catanzaro contro la Virtus Francavilla rafforza le speranze di poter almeno raggiungere la terza posizione (non dimentichiamo, però, che i calabresi vantano una gara in meno), ma aggrapparsi a questi appigli consolatori sarebbe deleterio. Anche perché si è avuta, e questo è il segnale più pericoloso che giunge dal campo, la certificazione che lo spogliatoio del Catania è una “bomba” innescata. La reazione di Di Piazza dopo la rete del pareggio siglata all’82’ nei confronti dell’allenatore, inequivocabile, è da terza categoria. Fa il paio con quella di Marotta a Reggio Calabria. Così, in queste condizioni, dove si vuole andare a parare? L’unica cosa che possiamo fare, quindi, è sperare che questa partita suggerisca ulteriori motivi di riflessione a società e tecnico, inducendoli a mettere qualche tassello in più a posto nell’intricato puzzle rossazzurro; un puzzle a cui, tuttavia, mancano diversi pezzi, senza possibilità che siano inseriti “ex novo”. Fa, comunque, tanta rabbia vedere come una società che non naviga certamente nell’oro come la Juve Stabia (che, con il successo sul Trapani, ha praticamente ipotecato la Serie B) sia riuscita a costruire una squadra meritatamente vincente e il Catania, di contro, pur avendo possibilità superiori (a tutti i livelli), abbia fallito nell’obiettivo primario, l’unico, la promozione diretta.

Il 4-2-3-1/4-3-3 di Novellino naufraga fin dai primi minuti; poi, bravo il tecnico a gettare nella mischia i giovani…
Niente da fare. Nemmeno questa è la strada giusta, se ne esiste una per un organico assemblato male e gestito peggio. Ci ha tentato, Walter, nulla gli si può rimproverare sotto questo profilo, ma non è andata. In assenza dell’ancora non pronto capitan Biagianti e dell’acciaccato Baraye, nonché degli squalificati Silvestri, Marotta e Curiale, il tecnico irpino ha messo dentro i giocatori più qualitativi: Marchese sulla corsia mancina difensiva; Lodi in mezzo; Manneh, Sarno e Llama sulla trequarti (con l’argentino a svolgere, in alternativa, anche il ruolo di mezzala sinistra nell’ambito di un 4-3-3), “panchinando” il deludente Di Piazza a favore di un Brodic utilizzato nel ruolo di prima punta. Cambio anche in porta dove Bardini ha rilevato il criticato Pisseri. Fin dall’inizio si è capito che in questa squadra, così concepita, non avrebbe corso nessuno, a parte Calapai, Manneh e lo stesso attaccante croato. Previsione scontata e azzeccata. Squadra scombinata, lenta, imbottigliata sulla trequarti (dove Sarno appare in gran ritardo di condizione e Llama porta troppo palla nonché, quando chiamato a fare la mezzala, non mostra la corsa per coprire sufficientemente gli inserimenti avversari) e poco presente in area, dove Brodic non sembra avere le caratteristiche per poter svolgere il ruolo di ariete centrale. Facile per il Bisceglie difendersi e ripartire nelle praterie centrali, complice la giornata negativa di un Rizzo lento e fallosissimo. Occasioni per Longo, Giacomarro (palo), Giron, prima di andare meritatamente in vantaggio con il medesimo Longo, bravo a sfruttare un errore del numero 18 in maglia etnea e fulminare Bardini dalla distanza. Un primo tempo orrorifico, senza occasioni da rete e senza alcuna reazione, nemmeno accennata. Gambe molli, idee confuse e molto nervosismo le costanti della prestazione degli uomini di Novellino. In evidente difficoltà soprattutto Lodi e Rizzo, addirittura sommersi dai dirimpettai Giacomarro Risolo e Parlati. Mister Novellino tenta già al 1’ della ripresa di cambiare qualcosa, inserendo Di Piazza al posto del deludente Sarno, non ottenendo particolari risultati, se non una maggiore presenza in area di rigore, obiettivamente meglio coperta dall’ex leccese e un piccolo miglioramento nella performance di Brodic, più convincente “a supporto” che nel ruolo di punta centrale. Poi, dopo aver doverosamente mandato a fare la doccia Rizzo a favore del più tonico Bucolo, quando tutto faceva supporre il peggio, il grande coraggio di tentare il tutto per tutto con i ragazzini: dentro, fra il 67’ e il 76’, i vari Valeau, Pecorino (all’esordio, il centravanti della Beretti), Liguori, magari non i protagonisti più attesi, ma almeno gente che ci mette il cuore, la gamba, la voglia di emergere dal naufragio stile Titanic al quale i supposti (molto supposti) “fuoriclasse della categoria” stanno condannando il Catania. Il risultato ha premiato UNICAMENTE il tecnico e questi ragazzi, malgrado le reti siano da ascriversi a Di Piazza (su passaggio di Brodic) ed Esposito (su cross di Valeau spizzato da Pecorino). E da qui si dovrà GIOCOFORZA ripartire. Non merita questa città, non merita Novellino le sceneggiate alla Marotta o alla Di Piazza, testimonianza di uno spogliatoio esplosivo che, se non “sedato” definitivamente ADESSO, condurrà inevitabilmente la squadra alla deriva. Chi non rispetta il proprio tecnico, chi non rispetta i compagni, in tribuna a riflettere. Senza ripensamenti.

A Brindisi con il coraggio di proseguire su questa strada…
La prossima sarà una partita difficile, contro una Virtus Francavilla in gran forma e capace di maramaldeggiare in inferiorità numerica al “Ceravolo”. Eppure, se non si proseguirà sul percorso indicato da Novellino nella ripresa del match vinto contro il Bisceglie, al di là del risultato finale che potrà venir fuori dal medesimo match di Brindisi, sarà la fine, il taglio definitivo di ogni chance di poter “battagliare” ai playoff. Questa squadra. Così come è stata concepita nel suo ipotetico assetto titolare, non ha una sola speranza di poter raggiungere la promozione. Non ha gamba, non ha testa. Quindi, meglio andare fino in fondo nel rinnovamento e cercare di tirar fuori il meglio, dato che qualche ragazzo promettente c’è. Un passo indietro sarebbe letale. Let’s go, Liotru, let’s go!!!