Bari di rigore...

Dall'Oglio fallisce il

Dall'Oglio fallisce il "rigore del campionato" 

Max Licari sul pari contro il Bari. Ancora meglio nella ripresa. Bene Russotto e Sarao. Dal'Oglio, errore fatale.

Peccato di… rigore
Con tutto l’affetto e la comprensione possibili, deve essere considerato un grave errore far battere il “Rigore”, non un rigore qualsiasi ma il “penalty del campionato”, al 92’ e contro una corazzata che, a inizio torneo, non avresti mai pensato di poter sconfiggere, al giocatore meno dotato tecnicamente dell’intera squadra, fra l'altro al secondo “tentativo” della sua carriera. E non si tratta, dispiace dirlo, di un errore del giocatore, anzi. Dall’Oglio ha dimostrato grande personalità ad assumersi un fardello così pesante (si vede, anche durante le partite, come abbia una percezione “alta” delle sue possibilità: tira spesso dalla distanza o tenta aperture da regista...) e che lo sbagli ci sta, sarebbe stato “straordinario” e “favoloso” il contrario. L’errore, unico ma decisivo, lo compie (ahinoi) Raffaele perché lui e solo lui può aver coscienza reale del valore tecnico o dei limiti dei suoi giocatori. E lo deve sapere che, in quelle determinate condizioni, i rischi sono troppo alti. Si potrebbe obiettare che il Catania non abbia rigoristi, tuttavia ciò non toglie che elementi maggiormente adatti alla bisogna ci siano in rosa (e in campo in quel determinato momento). Anche lo stesso Sarao, in grande spolvero dopo aver siglato la sua sesta rete stagionale, sarebbe stato più consono, malgrado ne avesse falliti un paio (ma a un errore era stato in grado di rimediare dopo la respinta del portiere) precedentemente. Pertanto, se il Catania non riesce a dare una svolta “epocale” al suo già ottimo campionato lo deve unicamente a sé stesso, non certo a responsabilità altrui. Ciò non toglie che i rossazzurri, ancora una volta, abbiano dimostrato di essere una squadra vera, sempre sul pezzo e mai doma. Ma l’occasione era troppo ghiotta, il rammarico è tanto. Un Bari in queste condizioni d’organico non lo si incontrerà più. Carrera, in pratica, disponeva di "undici titolari undici", più i soli Celiento (recuperato in extremis) e Candellone in panca, giacché Semenzato, pur in distinta, non poteva essere schierato e il resto era costituito da ragazzini del vivaio. Infatti, gli ospiti, dopo un buon primo tempo, nella ripresa sono calati atleticamente, consentendo a un Catania “sistemato” (come spesso capita…) dal suo tecnico di prendere in mano del pallino del gioco e mettere sotto chiaramente gli avversari, prima pareggiando con il suddetto centravanti ex Virtus Francavilla e poi costruendosi più di un’opportunità per vincere il match. Peccato, peccato veramente. La classifica, in attesa del recupero di Pagani, si sarebbe configurata come davvero interessante, mentre adesso, alla luce del successo del Catanzaro al “Barbera”, i rossazzurri occupano il quinto posto a 3 punti dai calabresi, 5 dal Bari e ben 12 dall’Avellino (corsaro a Caserta) secondo. Realisticamente, la corsa del Catania adesso diventa innanzitutto al quarto posto, pur sempre una buona base in vista dei playoff. E, soprattutto, obiettivo primario dovrà essere recuperare a pieno regime i giocatori fondamentali, Piccolo “in primis”. A maggio, agli spareggi, con gli elementi più qualitativi, si potrà essere competitivi anche con formazioni come quella barese, in caso contrario no. Russotto, seppur al 50%, contro i “galletti” ha messo dentro il suo secondo assist in due partite giocate. Volpe, del quale dicono stia facendo progressi notevoli in allenamento, già si è rivisto in panchina. Questo dovrà essere il “mantra”: stare bene, tutti in salute e in forma, a maggio, più che rincorrere una posizione in particolare, perché, lo abbiamo visto con evidenza oggettiva, gli etnei se la possono giocare.

Ancora una volta, la ripresa “aggiusta” una prima parte in sordina
Lo affermiamo subito: per quanto fatto nella ripresa e per il numero delle palle gol create complessivamente, il Catania avrebbe meritato la vittoria, seppur il Bari potesse contare sull’enorme alibi di essersi presentato rimaneggiatissimo al “Massimino”. Tuttavia, ormai sta divenendo una prassi cominciare le gare in sordina per poi “rimediare” con i cambi nella ripresa. Non sempre, però, la ciambella riesce con il buco. Magari, qualche volta, sarebbe il caso di azzeccare subito la “quadra” e chiudere la partita nella prima frazione, in modo da non rischiare troppo nella seconda parte o soffrire fino al 90’. È chiaro come Raffaele, senza i suoi giocatori più qualitativi, debba cercare di trovare un assetto quanto più stabile, ma l’impressione è che il tecnico barcellonese si tenga sempre il meglio per il finale. Anche contro i pugliesi, il piano gara prevedeva il forcing nella ripresa quando gli avversari si fossero mostrati più stanchi, ma se vai costantemente in svantaggio (pure contro il Monopoli era accaduto ciò), poi è difficile rimediare, soprattutto se il valore del tuo contendente è alto. Cioè, parliamoci, chiaro, non sempre ti può andare bene contro compagini forti tecnicamente ed esperte. Raffaele ha cominciato il match “prudente”, articolando un 3-5-1-1 con il confermato Giosa centrale difensivo, Maldonado in regia e Russotto dietro Di Piazza, non riuscendo a trovare il bandolo della matassa del gioco contro un Bari schierato a specchio (era l’unica cosa possibile per Carrera), ma più qualitativo in mezzo (sontuoso Maita, un autentico “signore” della mediana in categoria) e pericoloso in attacco con D’Ursi (oltre che, in fase di non possesso, abilissimo a schermare il regista ecuadoriano) e il capocannoniere Cianci. In special modo, grosse difficoltà da parte di Dall’Oglio, Welbeck e Maldonado (in giornata no) a imbastire trame razionali in mezzo, con il solo Russotto a retrocedere per cercare di toccare con qualità qualche pallone e Calapai (nettamente il più in forma dei suoi) a tentare talora alcune incursioni offensive. Si dava agio allo stesso Maita, De Risio e Bianco di pressare alto e imbucare per i due attaccanti. Nulla di eccezionale, intendiamoci, ma certamente meglio dei rossazzurri, tanto che la realizzazione aerea effettuata al 35’ da Cianci (nell'occasione, male Giosa in marcatura), su cross di Sarzi Puttini, non può essere ritenuta un fulmine a ciel sereno, sebbene fosse la prima, vera palla gol creata dagli uomini di Carrera. Dato inequivocabile: Il tabellino della prima frazione non registra alcun tiro pericoloso nello specchio della porta del Bari, a dimostrazione delle ambasce del Catania. Nella ripresa, Raffaele inserisce subito il “peperino” Golfo al posto di Sales, accentrando nei tre dietro Pinto e “traslando” al 3-4-3, per poi inserire al 56’ Sarao a disegnare un 4-2-4 molto offensivo. Un “tourbillon” che, unito all’inevitabile calo atletico dei biancorossi, impossibilitati a fare cambi “sostanziali” (già Celiento aveva rilevato l’acciaccato Minelli a inizio secondo tempo), dona verve al Catania che chiude l’avversario nella propria area e, insistendo, trova il pari con un gran cross di Russotto girato di testa in rete da Sarao al 64' e, con l’ulteriore innesto dello sgusciante Manneh (72’) al posto dello stesso numero 7 etneo (e il passaggio al 4-3-3, terzo modulo “comandato” da Raffaele), tutta una serie di potenziali occasioni in area pugliese, fino al fatidico fallo di Perrotta sul medesimo Sarao che conduce al rigore fallito da Dall’Oglio a tempo scaduto. Un’occasione meritata, Un’occasione unica. Un’occasione dolorosamente fallita che, comunque, non inficia il giudizio positivo che si deve assolutamente assegnare al lavoro dell’allenatore ex potentino e a questo gruppo di uomini veri.

A Pagani per vincere
Attenzione, la Paganese è in buon momento e la vittoria sulla Turris ne è chiaro segnale. Il recupero di mercoledì, pertanto, sarà un cimento difficilissimo, anche in considerazione delle tante partite di fila da giocare. Il Catania, peraltro, ha assoluta necessità di vincere al fine di agganciare il Catanzaro al quarto posto, in attesa del famoso verdetto relativo ai due punti di penalizzazione, rimanenti dei quattro originari, subiti a inizio stagione. Il turn-over sarà indispensabile e, soprattutto, non regalare un tempo agli avversari! Let's go, Liotru, let's go!