Angelo Russo: "Abolire il Trofeo Massimino, un grandissimo errore"

L'ex dirigente etneo Angelo Russo

L'ex dirigente etneo Angelo Russo 

Il pensiero dell'ex dirigente etneo, nonché nipote del Cavaliere, sul ripristino del trofeo dedicato al Presidentissimo

“Perché viviamo?” questo un giorno mi chiese mio nonno a bruciapelo e non trovai risposta a così semplice domanda. “Angelo, perché viviamo? Viviamo per essere ricordati”. Così rispose mio nonno e ancora adesso queste parole risuonano nella mia testa.

Inizia così Angelo Russo, nipote del Cavaliere, ed ex dirigente del Calcio Catania, da cui ha ereditato il nome di battesimo, ma anche la schietta sincerità. Una sincerità che affonda le proprie radici nelle proprie origini e che prepotentemente torna alla ribalta quando bisogna affrontare un tema, quello del ricordo. Il ricordo di suo nonno e la conseguente voglia di ripristinare un Trofeo, l’Angelo Massimino, che da troppo tempo è stato frettolosamente archiviato nel nome di chissà quale scelta e che ha lasciato un vuoto grande non solo nei tifosi del Catania, ma nei confronti dei catanesi tutti.

“Il trofeo Angelo Massimino era un’occasione che tutta Catania attendeva, il momento in cui la città riabbracciava, allo stadio, la squadra, il momento in cui il tifoso del Catania prometteva il proprio sostegno alla squadra. Abolirlo è stato un gravissimo errore, una scelta non intelligente sia dal punto di vista dell’immagine che, nell’ottica di un calcio sempre più impresa, anche commercialmente; esistono mille motivi per ripristinarlo. Il primo? Se siamo qui a parlarne, se tanti catanesi lo rivogliono, evidentemente è perché in quel trofeo vedevano qualcosa di più di una semplice partita”. Questo il pensiero di Angelo Russo, che affronta orgogliosamente l’argomento ragionando su quello che è il ricordo di suo nonno. “Il ricordo non può essere imposto da nessuno e a nessuno. Il ricordo è un qualcosa che nasce spontaneamente; se a distanza di ventun’anni dalla morte di mio nonno tanti tifosi e gran parte della città continuano a volerlo omaggiare, evidentemente è perché, nell’animo dei catanesi (non solo tifosi n.d.c.), il cognome Massimino è qualcosa di indelebilmente legato al proprio modo di esprimere un’appartenenza ed una vicinanza ad un uomo che, per una squadra e una città, ha dato la vita. Noi abbiamo consegnato la memoria di mio nonno alla città e solo la gente può farlo rivivere”.

Angelo Russo insieme ad una formazione del Catania 1998-99 



Il perché di questa scelta, però non è chiaro; si ricollega ad una decisione dell’attuale gestione societaria che dal 2005 non è più tornata indietro sui suoi passi. “In primis Lo Monaco” afferma Russo “ha dimostrato e dimostra di non essere un catanese e di non aver capito nulla dei catanesi; ha sempre cercato di mettere in secondo piano la figura di mio nonno rispetto a quella di Nino Pulvirenti, dimenticando che non ci si può confrontare con la storia, dimenticando o forse non sapendo che, Angelo Massimino, ha vissuto con dignità anche le più profonde e amare sconfitte; altro che comprare le partite…”.

Sono stati tanti gli anni difficili legati alla storia del Calcio Catania, che abbiamo e stiamo raccontando all’interno dello speciale sui 70 anni della società di rossazzurra, ma quest’ultimo periodo rappresenta forse uno di quelli in cui maggiormente si è avvertita una scollatura tra la squadra e la propria tifoseria. “Sono stato dirigente e nel consiglio di amministrazione del Calcio Catania per molti anni (1984-2000), ho vissuto e vivo Catania nella sua quotidianità, conosco l’animo del catanese; tante scelte effettuate dai dirigenti attuali sono andate nella direzione di allontanare il tifoso dalla squadra”, prosegue Russo, “gli allenamenti a porte chiuse, l’allontanare i giocatori dalla stampa e di conseguenza dalla piazza, sono tutti segnali che, se fossimo a Trento, forse passerebbero inosservati, ma siamo a Catania e a Catania hanno un peso specifico maggiore, molto più forte, molto più impattante”.

“La continuità tra il periodo in cui eravamo noi alla guida della società e adesso, se volete è dato dal coro che si sente dalle tribune “Noi Siamo il CalcioCatania”. Era questa la prima cosa che sentivamo entrando in campo e che sentiamo anche adesso. Questo perché? Perché passeranno i Massimino, passeranno i Gaucci, passerà Pulvirenti, ma il Catania resterà sempre della sua gente, resterà dei catanesi e provare ad allontanare il Catania da loro è l’errore più grande che si possa fare”.

“Angelo, perché viviamo? Viviamo per essere ricordati.” Cit. Angelo Massimino

Un esultante Angelo Massimino