Addio Signor Russo, e grazie infinite: i catanesi ti sono debitori

Mimmo Russo, ci mancherai

Mimmo Russo, ci mancherai 

Un ritratto di Mimmo Russo, animo nobile e puro di una Catania che non c'è più, a firma di Ivano Pasqualino

di Ivano Pasqualino

Nella mia carriera ho avuto molti capi, ma un solo padre professionale. Ero legato profondamente, nell’animo, al Signor Mimmo Russo. La sua scomparsa è una perdita enorme per la mia vita, ma è una perdita ancor più grave per il panorama imprenditoriale e giornalistico catanese. Quando ho letto della scomparsa del Signor Russo, ho avuto la tipica reazione di chi non riesce ad accettare la realtà. Troppo brutta, meglio illudersi di aver capito male. Vivendo a Milano, ho iniziato a chiedere freneticamente ai colleghi che vivono a Catania: “Ma è proprio lui? Il Signor Russo? Non è un altro Mimmo Russo che magari non conosco?”. Domanda stupida. Ma io speravo, sognavo, desideravo fortissimamente sentirmi dire “Ma no, Ivano, figurati, il Signor Russo è una roccia!”. Perché così lo definivo simpaticamente, nelle nostre frequenti telefonate. Una roccia. “Signor Russo, nessuno può fermarla: lei è una roccia!”, gli ripetevo sempre. E proprio come le rocce la sua presenza resterà inamovibile nel tempo, il suo ricordo resisterà alle intemperie, impossibile da scalfire, eterno esempio di lealtà e signorilità. Posso tranquillamente dire che siciliani come lui non ne esistono più. Appartiene a una tradizione siciliana antica, dall’animo nobile e puro. Siciliani di poche parole, che riescono a trasmetterti ogni concetto necessario con “mezza parola”. Zero chiacchiere, zero polemiche, zero veleni. Un Signore. Sarà per questo che, pur conoscendolo da tanti anni, pur avendo la confidenza di chiamarlo “Mimmo”, ho sempre preferito chiamarlo “Signor Russo” (con la “S” rigorosamente maiuscola). Avevo troppo rispetto per quell’uomo a cui era impossibile non voler bene. Legatissimo alla sua famiglia e al suo paese, Belpasso. Innamorato delle sue origini. A differenza di tanti catanesi (io per primo), lui non ha lasciato la Sicilia cercando fortuna nel “continente”, ma è rimasto nella sua terra investendo (a volte a suo discapito) sul capitale umano di Catania. Sul volto portava le rughe fiere di chi sapeva di avercela fatta da solo. Partendo da lontano. Credendo nelle proprie capacità e nell’amore totale per il mezzo radiofonico. Un amore che durava da più di 40 anni, per la precisione dal gennaio 1976, quando inaugurò le trasmissioni di “Radio Belpasso” scommettendo sul progetto delle radio libere. Un vero e proprio pioniere della radiofonia sicula, che ha aperto la strada in Sicilia al fenomeno delle radio private. La sua stazione sperimentale locale si è evoluta nel corso degli anni fino a diventare il gruppo “Rmb”, una delle realtà editoriali più importanti del Sud, che gestisce i circuiti radiofonici di emittenti prestigiose come Radio Cuore e Radio Sportiva. Ecco, cuore e sport: erano le due parole chiave della sua vita. Il Signor Russo racchiudeva da una parte l’animo nobile di chi ha sempre una mano tesa in tuo aiuto, e dall’altra parte un amore sincero e genuino verso lo sport e in particolare verso il Calcio Catania. Non potrò mai dimenticare una sua telefonata nel 2013. Il mio contratto di lavoro a Milano era da poco scaduto, ero tornato a Catania per cercare un lavoretto estivo, in modo da poter mettere qualcosa da parte per poi pagare l’affitto della casa a Milano nei mesi invernali. Ricevetti una chiamata, era il Signor Russo. Dopo il consueto e adorabile scambio di battute (come la “liscia” catanese prevede da tradizione), la voce del Signor Russo divenne seria: “Ivano, ma dimmi una cosa… Tu adesso come sei messo? Sei sulla piazza?”. Ero senza lavoro da meno di 24 ore e lui era venuto subito in mio soccorso. Senza che fossi stato io a chiedere aiuto. Disse ripetutamente che era tutto un caso, una coincidenza, che non sapeva che fossi senza lavoro in quel momento. Non ci ho mai creduto. Lui ti seguiva, ti assisteva come un angelo custode. In qualche modo, non saprò mai come, sapeva che ero in difficoltà, sentiva che avevo bisogno di aiuto. Non importa come venne a saperlo, importa soltanto che quando gli altri mi abbandonarono, io vidi ferma la mano del Signor Russo pronta a darmi un’opportunità, con il suo sorriso rassicurante. Lo stesso sorriso che oggi vedo in suo figlio Giuseppe, un ragazzo serio che possiede i valori del padre. L’esempio del Signor Russo resterà unico: in una città come Catania dove gli editori ti chiudono la porta in faccia, lui invece la apriva, dava grandi opportunità ai giovani catanesi, e gioiva dal profondo del cuore quando vedeva uno dei ragazzi lanciati da lui prendere il volo nel panorama giornalistico nazionale: “Questo lo abbiamo lanciato noi”, era l’unica frase in cui tradiva un pizzico di orgoglio. Perché per il resto, pur potendo, non si era mai vantato della sua posizione o del prestigio della storia che rappresentava. Anzi, sono testimone che al bar era sempre lui a pagare il caffè a tutti, mancia inclusa. La sua voglia di scommettere su un ragazzo non nasceva, come tanti imprenditori, dal desiderio di fare soldi sulle spalle di quel giovane. Lui coltivava la fiducia e il talento delle persone, e quando li vedeva germogliare, sorrideva come di fronte al successo di un figlio. Perché è proprio così che mi sono sentito trattare dal Signor Russo: come un figlio. Lui era un visionario, un precursore dei tempi, un uomo corretto e onesto, l’ultimo ad arrendersi quando si presentava un problema tecnico durante una diretta. Non si tirava mai indietro di fronte a un nuovo progetto. Non ha mai condannato nessuno per un torto subito, anzi, provava a farsi scivolare tutto addosso, fiducioso che la sua parsimonia avrebbe stemperato ogni tensione. Come sempre, preferiva far parlare il suo silenzio. Vi assicuro che valeva più di qualunque parola. Grazie a lui ho avuto il piacere e l’onore di raccontare le partite del Calcio Catania in giro per l’Italia, in Serie A e in Serie B. Ancora oggi, resta una delle esperienze professionali più belle della mia carriera. Adesso con il mio lavoro racconto le partite di molti club, ma nulla mi ha emozionato come commentare la squadra della mia città. Di questo, e di molto altro, ringrazio il Signor Russo e la sua splendida famiglia. L’intera Catania deve ringraziarlo per quello che ha dato al panorama giornalistico ed editoriale della nostra città. Tutti noi saremo per sempre debitori verso il Signor Russo. Grazie per il tuo esempio e il tuo coraggio. Grazie per aver creduto in Catania e nei catanesi. Ci mancherai.