ACR Messina-Catania 1-2: Quella volta che il Dio del pallone ci mise lo zampino...
- di Salvatore Emanuele
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- 08 Dec 2023 10:19
Il racconto dell'ultima vittoria catanese in terra peloritana firmata da due ex...
IL CATANIA C’È!
“Io ci sono”. È la campagna promozionale indetta da Franco Proto, fresco proprietario dell’ACR Messina, in vista della gara al Catania in programma domenica 26 febbraio 2017. Fra ex giocatori, allenatori e personaggi dello spettacolo messinesi (fra i quali Nino Frassica) e non (l’attore palermitano Tony Sperandeo), la nuova dirigenza peloritana chiama a raccolta i tifosi messinesi per la gara coi “cugini” d’oltre Alcantara, emulando quanto fatto qualche annetto prima (#20milainsieME, novembre 2015) e, per certi versi, riproposto dall’attuale proprietà con la proclamazione della “Giornata Giallorossa” per il match in programma sabato 9 dicembre 2023.
Si gioca allo stadio “Franco Scoglio”, nell’impianto che sorge in Contrada San Filippo, non troppo lontano dal Rione Gazzi dov’è incastrato il vecchio “Giovanni Celeste”, cattedrale ormai (tristemente) in disuso del tifo messinese. Nel nuovo impianto peloritano, inaugurato nel 2004 a pochi mesi dalla promozione in A dell’FC Messina di Franza, il Catania aveva disputato prima di quel pomeriggio tre partite: l’1-1 del febbraio 2007, in massima serie, lo 0-0 del novembre 2015 in C, e la sfida di Coppa Italia del novembre 2016, persa per 2 a 0. A parte la rete di Giuseppe Mascara, nel silenzio di uno stadio vuoto dopo i tragici fatti del 2 febbraio, nessuna gioia rossazzurra era legata a quel nuovo impianto messinese.
Il 26 febbraio arriva, accompagnato da nuvolacci neri carichi di pioggia. Il pubblico messinese risponde presente. Il settore ospiti non è vuoto: il drappello rossazzurro è folto, rumoroso e bagnato dalla pioggia che scende giù copiosa. Il terreno di gioco prova a reggere, ma in breve tempo diventa un pantano. Sulla panchina rossazzua c’è Mario Petrone, alla sua prima esibizione in campo avverso dopo lo striminzito 0-0 del “Massimino” col Taranto della settimana precedente. Su quella dei peloritani, così come nella gara di Coppa di novembre, c’è seduto (si fa per dire) Cristiano Lucarelli, tecnico e uomo che indossa i panni del “tuttofare” in una stagione assai complicata dal punto di vista societario.
I suoi, catechizzati a dovere dal mister labronico, entrano in campo come delle furie. Dopo neanche dieci minuti Valerio Anastasi (catanese ed ex di turno) sfugge alla guardia di Drausio Gil, ultimo uomo, eccitato dall’idea di trovarsi da solo verso la porta di Pisseri. L’eccitazione ha breve durata, giusto il tempo di essere placcato dal difensore brasiliano. L’arbitro Fourneau di Roma non esita ad estrarre il “rosso” diretto, costringendo il Catania all’inferiorità numerica per il resto (80 minuti e più) dell’incontro. Con un uomo in più il Messina si riversa nella metà campo catanese, tirando da tutti i lati. Sulla strada dei peloritani di Lucarelli v’è un muro eretto dal portiere Matteo Pisseri che para ogni cosa. In un modo o nell’altro, con Andrea Russotto abbassato nel ruolo di terzino, il Catania chiude il primo tempo sullo 0 a 0, aiutato anche dal terreno di gioco che frena gli attacchi dei padroni di casa.
In avvio di ripresa, il Dio del Pallone, lancia il primo segnale che in pochi colgono: giallo a Gladestony Da Silva, ex rossazzurro in forza ai giallorossi, per un fallo come tanti a metà campo. Di tutt’altro peso è l’irregolarità di Andrea Russotto commessa su Anastasi all’interno dell’area catanese che induce il fischietto romano ad assegnare il calcio di rigore. Dal dischetto, dopo le vibranti proteste dei rossazzurri, sfociate nelle ammonizioni di Biagianti e Russotto, Milinkovic spiazza Pisseri portando in vantaggio l’ACR Messina.
Sotto di una rete e di un uomo il tracollo dei rossazzurri sembra dietro l’angolo. In molti la pensano così, ma il Dio del Pallone, lancia un altro segnale: scivolata inopportuna di Gladestony, velocizzata dalla pioggia, piede destro che tocca scalcia il difensore Dario Bergamelli e doppio giallo che sancisce l’espulsione del numero 21 peloritano, prossimo a una sostituzione programmata da Lucarelli che sfuma proprio in quell’istante. A più di venti minuti dal gong l’equilibrio numerico dei giocatori in campo è stato ristabilito, anche se il Messina è sempre avanti nel punteggio. Nel frattempo Camplone cala l’artiglieria pesante, affiancando ai due attaccanti in campo (Tavares e Pozzebon, entrambi ex messinesi) lo sloveno Maks Barisic, anch’egli dal passato in biancoscudato.
Il Catania sfiora il pari, con un pennellato piazzato di Fornito deviato in corner dal portiere peloritano Berardi, ma poi è il Messina a fallire clamorosamente il colpo del K.O. con Milinkovic che dopo aver dribblato mezza difesa catanese decide di dribblare anche il buon senso, ignorando tre compagni di squadra liberi di calciare il pallone a porta vuota. Davvero troppo, anche per il Dio del Pallone. Così, sul capovolgimento di fronte, Giovanni Marchese pennella un cross perfetto per Demiro Pozzebon (fischiatissimo) che pareggia i conti, esultando poi con le mani accostate alle orecchie polemicamente. Le emozioni non sono finite.
A dieci dalla fine Milinkovic, inarrestabile, non emula quanto fatto prima, servendo a Rea un assist al bacio: il piattone destro a botta sicura del numero 19 è respinto dal piedone di Pisseri. Si resta sull’1-1, ma l’idea che non sia finita è chiara a tutti i presenti. Infatti, al minuto 83, il Catania conquista la chance per il match-point con Demiro Pozzebon, buttato giù in area peloritana. Dal dischetto, però, l’attaccante rossazzurro angola troppo la traiettoria, calciando il pallone fuori.
Con quell’errore dagli undici metri sembra finita, ma non è così. Il Catania attacca ancora, nell’area peloritana spiove un altro pallone: Tavares lo allunga per Barisic, lo sloveno carica il destro come fosse un bazooka, colpendo vigorosamente il pallone che si infilza alle spalle di Berardi. Un boato rossazzurro ammutolisce il “Franco Scoglio” a tre minuti dalla fine il Catania è in vantaggio. Tutto finito? Ma quando mai. Al 93’ Giordano Maccarrone, catanese ed ex rossazzurro, manda alto di testa da buona posizione il pallone del pareggio per poi disperarsi nel fango.
Finisce così, coi giocatori rossazzurri a festeggiare sotto il settore ospiti, nel silenzio di uno stadio che si svuota rapidamente, mentre in sala stampa, mister Cristiano Lucarelli, identifica senza indugi il protagonista indiscusso di quella gara: “Per 70 minuti abbiamo dominato la gara, poi il Dio del Pallone ci ha messo lo zampino…”
TABELLINO
MESSINA (4-3-1-2): Berardi; Grifoni, Rea, Bruno, Maccarrone; Silva, Musacci, Sanseverino (dal 41' st Plasmati); Mancini (19' st. Foresta); Milinkovic, Anastasi. A disp.: Russo, De Vito, Palumbo, Marseglia, Saitta, Ansalone, Akrapovic, Capua, Foresta, Ciccone, Ferri, Madonia, Plasmati. All: Lucarelli
CATANIA (4-3-3): Pisseri; Gil, Bergamelli, Marchese, Djordjevic; Biagianti, Bucolo (23' st Barisic), Fornito; Russotto (19' st Parisi), Pozzebon, Tavares. A disp.: Martinez, Mbodj, Parisi, Longo, De Rossi, Manneh, Scoppa, Piermarteri, Di Grazia, Mazzarani, Barisic. All: Petrone
ARBITRO: Forneau di Roma 1; Nocenti-Cassarà
RETI: al 12' del st Milinkovic, al 29' del st Pozzebon, al 40' st Barisic
AMMONITI: Rea, Silva, Grifoni, Biagianti, Russotto, Fornito, Bruno,
ESPULSI: Gil al 7' pt, Silva al 21' del st.
RECUPERO: p.t. 1'; st. 3'