A Bari spenti

Sannino cerca la bottiglietta...

Sannino cerca la bottiglietta... 

Max Licari sulla prevedibile sconfitta interna con il Bari di Mangia. Una situazione difficile che impone scelte immediate...

Tutto previsto
Francamente, è finita come un po' tutti prevedevamo. "Questo" Catania, privo di 13 effettivi (11 infortunati, 1 squalificato, un convocato in nazionale), non poteva avere molte frecce nel proprio arco per contrastare un Bari pur in evidenti difficoltà. Pertanto, non è il risultato finale che fa più male. E nemmeno la classifica orribile che, al momento, condannerebbe il Catania alla Lega Pro. Ciò che fa più male è vedere gli stessi giocatori che l'anno scorso hanno condotto il Catania alla retrocessione giocare e comportarsi in campo nello stesso identico modo, come se nulla fosse successo. Vedere il recidivo Leto ("Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?") non dare la mano al proprio allenatore al culmine di un'altra gara senza squilli, per poi rendere protagonista, quasi "costretto", lo stesso Sannino di una "piazzata" stile Delio Rossi che ingarbuglia ancor più un momento negativo; vedere Monzon compiere i medesimi errori difensivi di sempre (prestazione da 4 quella del laterale argentino); vedere Peruzzi, seppur sacrificato in un ruolo non suo, beccare la solita inutile ammonizione che lo costringerà a saltare la prossima gara di campionato, mettendo ulteriormente in difficoltà il frastornato allenatore ex Watford. Questo provoca dolore, non i legittimi impacci di un ragazzino come Garufi, per giunta impiegato in un ruolo non suo sulla corsia laterale destra difensiva, o le ingenuità di un volenteroso Barisic. Cento volte meglio giovani pronti a correre e sputare sangue in campo come Garufi, Barisic o Parisi, piuttosto che gente che ha reso "norma" il rendimento negativo sul terreno da gioco. Le 7 convocazioni in Nazionale di Monzon non valgono, ora come ora, la freschezza e la voglia di sacrificasi per la maglia rossazzurra di un Parisi. A tutto ciò sono diretti i fischi e i cori di fine partita di uno splendido pubblico che, per l'intera durata dello stesso match, ha onorato un suo sodale scomparso. A tutto ciò e al responsabile "primo", a colui che ha preso le redini del "giocattolo" da inizio stagione, Pablo Cosentino. Inevitabile, perché in situazioni del genere ci si accollano oneri e onori e, quando le cose vanno malissimo come in questo caso, tutto il mondo è paese. Il "minimo sindacale" è una contestazione fatta di cori inequivocabili. Così come l'invocazione quasi "magica" a un presidente che, necessariamente, dovrà prendere in mano la situazione. Non per nulla, Pulvirenti, ha comunicato che parlerà lunedì pomeriggio alle 15.00. Una conferenza stampa attesissima che, giocoforza, dovrà porre le basi per una "revisione ragionata" di un progetto che, dati alla mano, risultati del campo sul tavolo, non sta dando i frutti sperati. Ci attendiamo una presa di posizione responsabile e risposte immediate atte a raddrizzare una barca al momento alla deriva. In tribuna si è visto Perinetti dialogare con Cosentino; ecco, sarebbe il tipo di "risposta" che un minimo rassicurerebbe l'ambiente. Affiancare al dirigente argentino, per la gestione della squadra e per il mercato di gennaio, un uomo esperto di Serie B e di calcio italiano tout court sarebbe una scelta condivisa da tutta la piazza. Perdere tempo, come nella scorsa stagione, attendendo che magicamente tutto si risolva, sarebbe l'inizio della fine.

Una squadra a pezzi
Prima ancora che interrogarsi in merito alla "costruzione" della squadra, ci si dovrebbe chiedere perché questo organico, nel giro di un mese, sia letteralmente crollato a pezzi. Mai vista, in 40 anni, una sequela così ininterrotta di infortuni, anche gravi, nell'arco di un anno e mezzo. Sono cambiati i preparatori, lo staff medico, tutto, eppure la situazione permane incredibilmente grave. Si è scoperto, come ciliegina sulla torta, che Castro ha un'ernia che lo terrà fuori per più di un mese, oltre a perdere Spolli per un lasso di tempo più o meno simile. Come è possibile? Solo sfortuna? Ma è credibile che tale "sfortuna" si protragga per tutto questo tempo? Si sapeva come la preparazione di Ventrone fosse molto dura, non ci si attendeva che potesse produrre un inizio di stagione così problematico; ma, attenzione, in perfetta continuità con quanto accaduto a inizio scorsa stagione, quando NON era lui il preparatore. E' un dato su cui riflettere. La realtà è che la situazione infortuni permane grave e incide in modo decisivo sul rendimento della squadra e sul lavoro del povero Sannino che ancora non ha nemmeno idea delle potenzialità della stessa a pieno organico. Infatti, se appare giusto interrogarsi su cosa manchi a questa squadra per poter "spiccare il volo", dalla difesa al centrocampo all'attacco, altrettanto sacrosanto sembra chiedersi: ma in questo frangente, Sannino, che cosa potrebbe valutare? Contro il Bari hanno giocato 5 ipotetici titolari su 11, considerato che Leto in condizioni normali, sarebbe la riserva di Castro o dello stesso Martinho, se impiegato nel suo ruolo naturale di esterno offensivo. Non solo. Ci si deve chiedere come mai i tre ragazzi sopra citati, insieme a Marcelinho o Escalante (al suo esordio), sembrino, almeno sul piano della determinazione, rendere maggiormente rispetto ai titolari. Nulla di eccezionale, intendiamoci, ma almeno corrono e si impegnano al massimo. Il giovane argentino, impiegato da interno, non ha brillato, ma ha mantenuto la posizione, lottando su ogni pallone. Se Sannino lo ha preferito al "titolare" di inizio stagione, Chrapek, un motivo ci sarà... Così come ci si deve chiedere come mai, da inizio stagione a ora, l'unico ad aver avuto un rendimento alto è il solo Rosina, oggi autore di due reti su rigore, mentre gli stessi Martinho, penalizzato dal ruolo (ma sembra essere in chiara difficoltà fisica) e Calaiò (spesso platealmente insoddisfatto dell'operato dei compagni in campo) paiono vivere di alti e bassi. Insomma, una situazione delicatissima su cui il Bari inevitabilmente non poteva non passeggiare, sebbene abbia dimostrato di non avere un impianto "ammazzacampionato". Diverse volte i "galletti" hanno concesso troppo ai pur rabberciati rossazzurri che, alla fine, avrebbero potuto anche pareggiare con un pizzico di fortuna, mai "amica" da un anno e mezzo a questa parte. Ma Sciaudone, Caputo e De Luca, tanto per fare tre nomi, non potevano non essere "troppo" qualitativamente per l'improvvisata difesa etnea. I gol presi sono figli di ingenuità e mancanza di attitudine al ruolo. Per esempio, mi chiedo, perché "adattare" Garufi e non far giocare Parisi che, entrato nel finale, è sembrato assai più a suo agio nel ruolo rispetto al compagno, centrocampista di professione

Pulvirenti decisivo
Inutile anticipare la prospettiva rispetto alla prossima gara della Spezia. Importa poco cosa si potrà "recuperare" per la trasferta ligure. Conta molto di più il presente immediato. La conferenza stampa di lunedì pomeriggio, a mio avviso, sarà decisiva per comprendere il futuro. Pulvirenti ha in mano il destino della sua creatura e non può non intervenire con intendimenti "fattivi" in un momento del genere. I tifosi attendono con trepidazione. Sbagliare mossa adesso potrebbe aprire un baratro. Non abbattersi e farsi travolgere dalle negatività è un imperativo categorico per tutti. Ma ci vogliono risposte, il tempo stringe e la pazienza si approssima allo zero... Let's go, Liotru, let's go!!!